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Aulo Giano Parrasio commentatore delle Odi di Orazio

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Il fondo librario di Aulo Giano Parrasio, conservato principalmente presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, annovera numerosi volumi manoscritti e a stampa che testimoniano della “lunga fedeltà” dell’umanista verso Orazio.

Note sparse sui codici “napoletani” delle Elegantie di Lorenzo Valla

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All’interno dell’ampia tradizione manoscritta delle Elegantie lingue latine di Lorenzo Valla, ben tredici manoscritti hanno a che fare con il mondo napoletano: cinque furono realizzati nella seconda metà del Quattrocento per membri della corte aragonese; altri tre sono avvicinabili alla stessa area geografica per elementi esterni e interni. Infine, cinque codici sono oggi conservati presso la Biblioteca Nazionale di Napoli: fra questi, tre manoscritti appartennero alla raccolta di Aulo Giano Parrasio.

Brutia se docto nuper iactabat alumno. I versi di Niccolò Salerno in memoria di Aulo Giano Parrasio

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Grazie alla vitalità intellettuale degli umanisti legati all’Accademia cosentina, la cui attività fu strettamente connessa all’insegnamento del suo fondatore Aulo Giano Parrasio, Cosenza fu uno dei centri urbani del Regno di Napoli che assorbirono più profondamente il rinnovamento culturale dell’Umanesimo. Tra i poeti gravitanti intorno all’Accademia cosentina, il poco noto Niccolò Salerno diede alle stampe a Napoli, presso l’editore Sultzbach, nel 1536, una raccolta di testi in larga prevalenza poetici, dal titolo Sylvulae. Quest’opera, quasi ignorata dagli studiosi moderni, si rivela in realtà di grande interesse per il suo valore storico-culturale, perché consente di ricostruire il contesto intellettuale dell’Accademia negli anni successivi alla morte di Parrasio.

Nel laboratorio filologico-critico di Aulo Giano Parrasio: il caso del commento al De raptu Proserpinae di Claudiano

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Nel 1501, Aulo Giano Parrasio diede alle stampe a Milano, per i tipi dei fratelli Le Signerre, il suo primo commentario a un testo antico, il De raptu Proserpinae di Claudiano (CNCE 1417). Dopo un’attenta revisione l’autore ristampò il commento nel 1505 sempre a Milano presso Giovanni Angelo Scinzenzler (CNCE 12665). Entrambe le edizioni sono corredate da copiosi riferimenti a fonti greche e latine e da ampi apparati paratestuali; nella Biblioteca Nazionale di Napoli si conserva un esemplare della prima edizione, postillato dallo stesso Parrasio (BNN, S.Q. XXII.G.1). Attraverso l’analisi di questo esemplare e il confronto tra le due edizioni del commentario, l’intervento si propone di indagare alcuni aspetti del metodo filologico-critico adoperato da Parrasio nella sua esegesi al testo di Claudiano.

Su alcune note sconosciute di Aulo Giano Parrasio alle Heroides di Ovidio

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In un’edizione di commenti alle Heroides, stampata nel 1516 da Giovanni Tacuino a Venezia (CNCE 59049), compaiono per la prima volta, insieme ai commentari già noti di Antonio Volsco e Ubertino Crescentino, anche alcune note attribuite ad Aulo Giano Parrasio. Queste riguardano, nello specifico, le epistole di Penelope a Ulisse (Heroid. 1), Fillide a Demofonte (Heroid. 2), Fedra a Ippolito (Heroid. 4) ed Enone a Paride (Heroid. 5). L’intervento metterà in luce gli elementi interni alle note che permettono di stabilirne l’autenticità, nonostante l’assenza di un testimone, fra gli esemplari delle Heroides a noi giunti, postillati da Parrasio e attribuibili alla sua biblioteca (ms. Neap. XIII.B.13, ms. Diez. B Sant. 1), che sia direttamente collegabile alle note della stampa di Giovanni Tacuino.

Aulo Giano Parrasio, l’Ars grammatica di Flavio Sosipatro Carisio e il De raptu Proserpinae di Claudio Claudiano

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Tra i codici rinvenuti a Bobbio nel 1493, nel corso di una spedizione organizzata da Giorgio Merula e dal suo amanuense Giorgio Galbiate, c’è il palinsesto che contiene la parte più consistente dell’Ars grammatica di Carisio. Esso passò nelle mani del Parrasio ed è l’attuale manoscritto IV.A.8 della Biblioteca Nazionale di Napoli. Da questo codice tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento furono tratti due apografi, oggi conservati anch’essi nella Biblioteca Nazionale di Napoli: il IV.A.9 e il IV.A.10. Il seminario si propone di rivedere alcuni aspetti della storia dell’acquisizione del palinsesto bobbiese da parte di Parrasio e della sua copia, il IV.A.9, e ridiscutere il rapporto dell’umanista cosentino con l’apografo IV.A.10. Questa vicenda si interseca con le due edizioni del commento curato da Parrasio del De raptu Proserpinae di Claudiano.

La grande biblioteca di Napoli nel Cinquecento. Il ruolo di Antonio e Girolamo Seripando nella fondazione della biblioteca di San Giovanni a Carbonara

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L’intervento si propone di illustrare una sezione meno conosciuta del ricchissimo fondo di manoscritti greci e latini ed edizioni a stampa proveniente dal monastero San Giovanni a Carbonara, oggi conservato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli: la collezione di Antonio Seripando (1476-1531). Questa raccolta ci consente di ricostruire una rete di umanisti sorta a Napoli tra fine Quattrocento e primo trentennio del secolo successivo, di cui Antonio Seripando fu uno dei principali promotori. Ma la collezione rivela – tra lettere, marginalia, ex dono e soscrizioni – anche una raffinata operazione culturale grazie alla quale la Napoli del primo Cinquecento poté dotarsi di una delle più grandi biblioteche dell’epoca.